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Confira a Letra Ulisse e l'America

Roberto Vecchioni

Ulisse e l'America

(parlato)
Ulisse.
Ecco uno che tutto sommato ha la faccia.
Salato, tritato, begli anni negli Hilton d'Arabia...
E Dio ! se scopava...

E Mary.
Mi ha chiesto la strada, lo svicolo, il ponte, l'imbuto
e poi si è sorpresa, correva? Guardava le stelle?
L'America è senza ricordi
e che lingua strana per dire "Le voglio parlare"
le voci non erano più quelle.
Ho preso dai figli moltissimi vizi:
succhiarmi le dita,
sapere che questo è un sapore da amare
guardare la luna dall'angolo retto
sporcarmi,
pulirmi,
ripetere sempre le stesse parole che aspetto.

(cantato)
Il Conte al sommo della gloria fece a pezzi la sua vita
a pezzi la memoria
a pezzi i rubinetti
e il sole.
Anche il cavallo si mangiò
gridando "adesso so chi sono,
più tardi mi ci abituerò."
Di quello che non ho fermato oggi mi pento
ma è tardi e non ho pianto
forse qualcosa muore dentro
forse perchè non amo più
ho perso tutto questo tempo
e non vi abbraccerò mai più.
E tutto quello che so dire è che sovente il mio dolore
sa farmi divertire
la rabbia mi mantiene calmo
e abbasso questa libertà !
Un vecchio amico, un vecchio incontro
sarebbe già una novità.

(parlato)
Vorrei dirti sempre che t'amo
ma non quando è facile
oppure
le braccia conserte, si guarda quel muro davanti,
si ascolta il rumore.
Vorrei lo sapessi, non sono il migliore.
Ho un patto con gli anni,
cavalco,
ho paura.
Mi tengo da sempre una mano sul petto
dovesse mai smettere

ascolto

di battermi il cuore

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